venerdì 28 ottobre 2011

Caravaggio e i 'Bollori' della 'varicella'


Ho terminato da poco la lettura del romanzo di Linda Murray dal Titolo “Caravaggio. Il fuoco oscuro” (ISBN 978-88-7424-645-8), pubblicato da Aliberti Editore, nella collana diretta da Pierluca Pucci Poppi.
Non avevo mai letto un libro con così tanti refusi, sviste e veri e propri errori che vanno ad inficiare enormemente la qualità del prodotto.
Pur non entrando in merito del contenuto e della gradevolezza o meno della storia, corre l’obbligo di segnalare alcuni svarioni che anche un mediocre correttore di bozze avrebbe dovuto vedere.
Probabilmente l’editore si è affidato al correttore automatico che, a pagina 174, ha trasformato, se si vuole anche in maniera divertente, la chiesa di Santa Maria in Vallicella, in Santa Maria in Varicella!
Non sembra divertente, però, che lo scrittore d’arte Pietro Bellori, fonte sia per la vita di Caravaggio, sia per molte altre questioni che riguardano l’arte del Seicento e precedente, sia stato trasformato in Pietro Bollori e per ben 4 volte (3 a pagina 12 e 1 a pagina 13).
Non ho letto, né visto la versione originale, ma dubito fortemente che una storica dell’arte possa aver fatto questo increscioso errore e devo quindi imputarlo o all’editore italiano o a quello editore che ha pubblicato in lingua originale. Ciò non toglie che l’editing italiano non abbia fatto il suo dovere, inducendo chi legge il romanzo, magari digiuno di storia della critica d’arte, a credere nell’esistenza di un “Pietro Bollori” scrittore d’arte del Seicento.
Tralascio sulle indecisioni nel rendere le maiuscole e minuscole per poi optare per singolari scelte come “Ppapa” o “Eeminenza” che si trovano disseminate nel volume.
So benissimo che è impossibile editare la perfezione e che il “folletto dei refusi” è sempre in agguato, ma qualcosa per prevenirlo deve comunque essere fatta.
I 20 euro di prezzo di copertina sono decisamente troppi, per leggere un testo con così poca cura.
Ci si augura, nel caso di una ristampa, dopo un’attenta lettura che venga inserita almeno una “errata corrige” e che si pubblichi in genere volumi che abbiano quella doverosa cura che ogni libro merita. 

Patrizia Agnorelli

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